Il processo di apprendimento oggi viene messo spesso al pari di una prestazione, una corsa a ostacoli dove studiare vuol dire sapere più del prossimo, vuol dire possedere una conoscenza.
La prestazione e il risultato soddisfano l’aspettativa dei genitori che però, a volte, ignorano come ciò viene vissuto da un figlio o una figlia. Quello che inesorabilmente viene meno nel modello della prestazione, è il rapporto del sapere con la vita.
L’apprendimento è una relazione con ciò che si studia e con le figure di riferimento del proprio percorso: i maestri, i compagni, i genitori, gli amici. La domanda formativa ha a che fare con il proprio essere nel mondo. L’apprendimento è cambiamento. A che punto si arriva e qual è la propria domanda formativa? Questo è il punto da cui pensiamo sia necessario iniziare.
Anche per un bambino alle elementari si può parlare di domanda formativa? Sì. Mentre studiamo abbiamo pensieri e fantasie su ciò che capiamo e sull’imparare: “Lo faccio per papà o per mamma”, “io non studierò mai”, “Anna è più brava di me”, “la maestra ce l’ha con me”, “io ho un disturbo dell’apprendimento e non capisco, leggi tu”, “scrivo il nome di mamma”.
Lavorando insieme sul metodo di studio costruiamo interesse verso l’apprendere, sfatiamo miti e proviamo a divertirci.
Percorsi individuali e in gruppo per l’apprendimento. Il percorso in gruppo favorisce la relazione tra pari e lo scambio di metodi.
Mediazione scuola-famiglia: gli incontri con i professori sono momenti in cui progettare il percorso formativo con obiettivi e verifiche. La mediazione ha il senso di aiutare la famiglia e la scuola a parlare senza confliggere.
Monitoraggio con i genitori: gli incontri sono utili per verificare il percorso dei propri figli, ma anche per interrogarsi sulle proprie aspettative e vissuti e aiutare a cogliere le risorse dei figli.